All’Adriatico il colpo d’occhio è stato da grande calcio. Curva piena, cori incessanti, passione che sembrava da Serie A. Ma appena l’arbitro ha fischiato l’inizio, la differenza tra le due squadre è stata lampante: il Cesena, reduce dai playoff e rinforzato con uomini di qualità, ha mostrato organizzazione e concretezza. Il Pescara, invece, ha confermato tutti i suoi limiti tecnici e caratteriali.
Il Cesena passa al 30’ con Blesa, bravo a inserirsi e a capitalizzare la superiorità del suo centrocampo. Il Pescara reagisce con l’unico che ha fatto davvero la differenza: Giacomo Olzer, che al 35’ segna un gran gol e tiene viva la speranza. Non solo la rete: Olzer è stato l’unico che ci ha messo cuore, tecnica e tenacia, cercando fino all’ultimo di trascinare i compagni.
Ripresa: Oliveri regala, Desplanches rovina tutto
Al 58’ il disastro: Oliveri sbaglia un passaggio elementare, di fatto serve un avversario e regala al Cesena l’azione del raddoppio. Una prova opaca che conferma tutte le perplessità sul suo rendimento.Poi, al 74’, cala il sipario: Desplanches, fino ad allora il migliore, commette una papera clamorosa che regala il 3-1 e chiude la partita. Dal possibile riscatto alla disfatta in due episodi consecutivi.
I singoli: poca sostanza
Desplanches: decisivo nel primo tempo, rovina tutto nella ripresa con un errore da incubo. Promessa, ma troppo acerbo. Oliveri:partita insufficiente: disattento, insicuro, e il suo errore costa caro. Merola :tanta corsa, ma inconcludente. Corre più della palla e lascia sempre la sensazione di non incidere mai. Olzer: l’unico vero protagonista biancazzurro. Gol, qualità e coraggio: ha avuto anche la palla per riaprire la gara all’89’, fermata dal portiere.
I reparti: fragili e inconsistenti
Difesa: sempre in difficoltà, mai compatta. Ogni affondo del Cesena è stato un pericolo. Centrocampo: leggero, prevedibile, incapace di costruire gioco o proteggere la difesa. Attacco: evanescente, senza idee e senza rifornimenti.
Mentalità: il nodo vero
Il Pescara ha dimostrato tutti i suoi limiti tecnici e mentali. Questa è una squadra che arriva da quattro anni di Serie C e non ha ancora assimilato la mentalità giusta per affrontare la B. Vive di lampi isolati, come l’occasione di Olzer all’89’, ma non ha una mentalità collettiva né la forza di restare dentro la partita. E c’è un dato che a Pescara conosciamo bene: la gente va allo stadio solo se si esalta. L’Adriatico può diventare una bolgia, ma serve una squadra che sappia incendiare la piazza. Altrimenti, l’entusiasmo che si è visto con il Cesena rischia di spegnersi in fretta.
Chiusura senza filtri: Il Cesena ha mostrato di essere squadra vera, già pronta per competere. Il Pescara, invece, resta fragile, incompleto e senza mentalità.Questa è la realtà: una città che sogna la Serie A, una squadra che sembra ancora prigioniera della Serie C
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