Proviamo a parafrasare i titoli di alcuni film, per raccontare la vigilia di questo Bari-Pescara. Potrebbe essere "C'eravamo tanto amati" o "Divorzio all'italiana", con un riferimento alla brusca interruzione del rapporto con Vivarini, iniziato da mille aspettative e premesse. Il ds biancazzrro Foggia, muto da settimane, che lo inserisce come prima scelta per sostituire il fuggitivo Baldini e il presidente che ne tesse sperticatamente le lodi e aspetta paziente che il Frosinone lo liberi dal contratto per consegnargli una squadra competitiva, che sappia tenersi stretta la B appena conquistata. Sappiamo tutti com'è finita: stracci che volano, sotto forma di critiche pesanti su operato e atteggiamento in campo, con prevedibile siluramento dopo il ko interno col Monza. Apprezzamenti poco gradevoli e inopportuni che hanno contribuito a screditarlo nello spogliatoio, rincarati perfino dopo il licenziamento da parte del presidente. Vivarini, da gran signore, ha preferito tacere e congedarsi rifiutando ogni intervista, eppure ne avrebbe avute da dire su ritiro inadeguato a Silvi, rosa non certo nata da proprie indicazioni e completata (male) in modo tardivo. Ecco, allora ci immaginiamo che nella conferenza stampa pre-gara qualche frecciatina possa scoccarla anche il tecnico abruzzese, voluto da un altro presidente non proprio pacato come Luigi De Laurentis per rilanciare il Bari. L'esordio è stato terrificante (0-5 ad Empoli), ma prima di incontrare il Pescara domani avrà una prova d'appello nel recupero con la Juve Stabia. "Le parole che non ti ho detto", film drammatico del 1999 con Kevin Kostner, potrebbe allora essere il titolo giusto, nel caso Vivarini decidesse finalmente di sfogarsi contro il suo ex datore di lavoro, spiegando cosa non è andata e magari specificando, cosa già evidente a tutti, che non è solo lui il colpevole del campionato fin qui raccapricciante del Pescara. Quel che è certo è che questa gara può e deve essere un bivio per entrambi: Vivarini e Sebastiani. Il Bari, ferocemente contestato dai tifosi, pare anche con maniere spicce al ritorno da Empoli, era partito con l'obiettivo di stare stabilmente in zona playoff, quindi non può permettersi passi falsi contro la Cenerentola della B per non peggiorare il clima. Il Pescara, che Sebastiani è certo di salvare contro tutte le previsioni, se torna a mani vuote dalla Puglia può mettere invece una croce sulle proprie residue speranze, mentre vincendo può trovare quella autostima che terrebbe viva la fiammella almeno fino al mercato di riparazione. Vincenzo Vivarini preparerà con cura questa opportunità, anche se domani dovesse battere la Juve Stabia, proprio perchè questa partita vuole dire molto per il suo orgoglio e la sua reputazione. Glielo chiederanno alla vigilia e per quanto possa glissare, non potrà negare che non si tratta di una gara come le altre per lui. Potrebbe, anzi ci scommettiamo vorrebbe rispondere sul campo, piuttosto che con la retorica: non sono scarso e incompetente come mi hanno dipinto. Noi lo sappiamo già, perchè ricordiamo bene quel Catanzaro che asfaltò il Pescara di Zeman e che lui riportò in B dopo decenni, sfiorando la A l'anno dopo. No, Vivarini non era una scommessa ma certamente non era in grado di fare le stesse magie di Silvio Baldini con un organico assolutamente meno competitivo di quello che millanta Sebastiani. Vorrà anche far vedere che, con una squadra di ben altro spessore, è in grado di fare la partita, con quel coraggio che magari a Pescara non ha trasmesso. Come finirà questo film lo scopriremo ai titoli di coda, come in un giallo poi per scovare  il vero colpevole bisognerà vederlo fino in fondo. Altro che chiacchiere e trailer.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 03 dicembre 2025 alle 17:04 / Fonte: di Andrea Genito
Autore: Andrea Genito
vedi letture
Print