Dov'è finito il Pescara brillante che, dopo avere asfaltato il Benevento, aveva risalito la classifica e strappato applausi? È questa la domanda alla quale Luciano Zauri dovrà trovare una risposta in settimana. La sua squadra infatti, esce battuta anche da Frosinone (2-0), e ancora una volta torna a casa don un carico di rimpianti e di interrogativi. I rimpianti li lascia l'andamento della partita. Che per un'ora è stata di rara bruttezza, tra due squadre incapaci di un solo tiro in porta, attente a rispettarsi, a temersi più che a provare a vincerla. E siccome senza tirare in porta, conquistare i tre punti è difficile, era necessario che una delle due formazioni si suicidasse. E il raptus autolesionistico l'ha avuto il Pescara, che si è fatto infilare su un fallo laterale battuto male, e Maiello che va dritto in porta con la difesa che stava salendo, ignara del pericolo incombente. Poi, una volta che la gara si è messa in salita, non c'è stato verso di rimetterla in piedi, malgrado l'inserimento graduale di tutti gli attaccanti a disposizione. Gli interrogativi invece, riguardano le scelte iniziali del tecnico biancazzurro che (al netto delle molte e pesanti assenze) ha scelto di tornare alla difesa a tre, ma soprattutto di schierare una formazione senza veri attaccanti, con Galano unica punta. Una scelta che fino a un certo punto ha funzionato sul piano difensivo facendo grande densità in mezzo al campo. Ma che ha prodotto un solo vero tiro in porta, sferrato da Galano dopo 74 minuti. Poco, troppo poco. Così, senza nessuno ad aprire varchi e a far girare i trequartisti, il possesso palla è stato ancora più sterile, con quasi tutti i giocatori fermi ad aspettare la palla sui piedi. Una decisione troppo conservativa, visto che l'unica punta biancazzurra (Borrelli) non è stato finora un gran realizzatore, ma ha contribuito a mandare spesso in gol i centrocampisti. Certo, nella ripresa il Frosinone ha accelerato un po' e poi ha messo dentro un giocatore importante come Dionisi, ma non ha fatto nulla che potesse giustificare la vittoria. Che invece alla fine è stata legittima. Per la qualità di alcuni singoli (Beghetto, Ciano, Dionisi) ma anche, o forse soprattutto, per la scarsa pericolosità di un Delfino che, pur essendo la formazione più prolifica del torneo, nelle ultime partite sta tendendo un po' a snaturarsi. Un atteggiamento che merita quantomeno una riflessione approfondita. Non si tratta di buttare via tutto, e nemmeno sarà facile ritrovare la brillantezza di qualche settimana fa perché adesso mltissimi avversari badano a chiudere tutti gli spazi e non concedono gli inserimenti micidiali dei centrocampisti. Ma la qualità e il ritmo della squadra in queste settimane sono troppo distanti da quelle viste dopo il passaggio al 4-3-2-1. E non è nemmeno la classifica a preoccupare. Ma c'è un dato di fatto che non si può ignorare: le lacune difensive non sono sparite, ma in compenso sta sparendo la forza offensiva. Per questo serve una svolta, bisogna rimettere indietro gli orologi e bisogna farlo in fretta. 

Sezione: Rassegna Stampa / Data: Dom 15 dicembre 2019 alle 09:00 / Fonte: Messaggero
Autore: Redazione TuttoPescaraCalcio / Twitter: @tuttopescara1
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