Torna a parlare Zdenek Zeman, l'allenatore che riportò il Pescara in Serie A dopo 19 anni il 20 maggio 2012 a Genova contro la Samp. Zeman ha ricordato piacevolmente la stagione 2011-12 ed è tornato a parlare sul rapporto con il presidente Sebastiani nonostante l'esonero del 2018. Ecco l'intervista rilasciata a Rete8: “Il 20 maggio 2012 fu un bel giorno, sono bei ricordi. A parte il campionato per tutto quello che è stato e le 2 disgrazie di Mancini e Morosini ci hanno tolto qualche gioia in più. Era una squadra che faceva tanti gol, giocava e dopo 19 anni ha riportato il Pescara in Serie A al primo posto superando Torino e Sampdoria, che ancora oggi giocano nella massima serie. So che Guardiola celebrò la squadra, lo ringrazio e ancora oggi vede le nostre vecchie partite. Quanto mi manca il calcio? Tanto, ho allenato per 50 anni con qualche pausa ma ci sono sempre stato. Io vorrei continuare anche se le società non mi garbano, nel senso che ho avuto qualche offerta anche se vorrei andare in qualche squadra organizzata con un progetto. Quando sono stato a Pescara, grazie a De Cecco, abbiamo costruito una squadra con giocatori presi dalla C, vedi Romagnoli, Balzano, Insigne e Kone, ragazzi giovani senza esperienza in Serie B che si sono comportati bene. Anche Delli Carri fece un bel lavoro e la maggior parte di questi ragazzi li allenai l’anno prima a Foggia mentre Balzano lo incontrai da avversario e mi impressionò molto. Quei 3 fuoriclasse giocavano in Serie C, Insigne era con me a Foggia, Immobile non fece molto bene a Siena e Grosseto con soli 2 gol mentre Verratti era un giocatore dove si diceva che aveva delle qualità ma non le aveva messe in campo. Quest’anno ho seguito il Pescara, ho visto spesso una squadra in difficoltà nonostante abbia vinto 4-0 contro il Benevento, lì ci fu qualcosa di positivo ma per il resto è andato alle onde. Da quando Sebastiani mi esonerò non ci siamo più sentiti, anche se a maggio mi fece gli auguri di compleanno e io lo ringraziai. Un tecnico oggi con le miei stesse idee? La vedo un po' difficile. La partita chiave della stagione 2011-2012? Non lo so anche se quando vincemmo in casa contro il Torino ci diede una spinta maggiore anche se la partita di Padova, nonostante il primo tempo lo giocammo meglio del secondo andammo negli spogliatoi per 1-0, la partita finì 6-0 da tennis. È giusto ripartire? Sono molto preoccupato anche se il calcio manca a tutti e serve il pubblico sugli spalti perché si deve giocare per la gente, la situazione non è ancora tranquilla. Per il momento comanda il virus, quando andrà via si potrà ripartire tranquillamente. Penso che si possano fare tantissime cose, approfittare questo momento per farlo camminare meglio. Sul piano economico ci saranno dei problemi ma, appunto per questo, bisognerà cercare di fare le cose con accuratezza. Mi auguro che i tifosi possano tornare sugli spalti e divertirsi come lo facevano ai tempi nostri. Mi è rimasto impresso nella mentre il giro con il bus in città perché c’era tanta gente. Andare via da Pescara fu un errore? Non credo perché ci sono delle categorie. Quando chiama una squadra come la Roma difficilmente un allenatore rifiuta, visto che ci vivo da 20 anni era come se mi trovassi a casa. Rispetto a Pescara è un ambiente diverso dove io stavo benissimo anche se c’era qualche problema. Penso che nel calcio ci debbano essere i problemi perché si impara solo da quello per cercare di superarli.”

Sezione: Primo Piano / Data: Gio 21 maggio 2020 alle 13:56
Autore: Riccardo Camplone
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