Cui prodest? Come usavano dire i saggi oratori latini quando dovevano commentare un atteggiamento poco produttivo di un concittadino importante: a chi giova? L'ennesimo intervento a gamba tesa del presidente biancazzurro, Daniele Sebastiani, è parso a molti decisamente fuori luogo e ingeneroso verso un tecnico tra l'altro fortemente inseguito e voluto in estate, proprio per le sue capacità e l'attaccamento alla sua terra d'origine. "Alcuni giocatori si sono lamentati dei tipo di lavoro che facevano prima, camminavano in campo ed ora bisogna recuperare per riportare tutti allo stesso livello. Guardate la Roma, non è un top team ma corre più degli altri. Fossi in un allenatore mi ispirerei a Gasperini". Sottolineando poi i dati deludenti ricavati dal Gps e sulla condizione atletica della squadra, con un riferimento evidente alle colpe di Vincenzo Vivarini, già abbondantemente picconato prima dell'esonero alla vigilia del match di Catanzaro. Critiche pesanti che fanno pensare che non si conoscesse affatto come lavorava l'ex allenatore, prima di affidargli la delicata responsabilità di salvare una neopromossa con un organico indiscutibilmente poco competitivo. Vivarini avrà le sue colpe, ad esempio l'aver trascurato un giocatore umile e duttile come Tonin, insistendo con il modulo ad una punta, magari nell'utilizzo non ottimale di Dagasso e Valzania e nell'approccio poco coraggioso in alcune gare, ma una stroncatura simile appare esagerata e soprattutto questo non è il modo giusto per ricaricare l'ambiente e rilanciare le quotazioni del Pescara. Come ha sottolineato l'ex dg biancazzurro Gianfranco Multineddu non era il caso intanto di condividere questo fastidio tardivo all'esterno, scaricando su Vivarini tutte le responsabilità per una partenza disastrosa (solo tre squadre professionistiche in Europa hanno vinto appena una partita ad un terzo del campionato). Inoltre Multineddu ha stigmatizzato il modus operandi dei giocatori, che sono andati a lamentarsi dal presidente e non dalla vera figura di riferimento nello spogliatoio, che dovrebbe essere il direttore sportivo. "Il presidente deve fare il presidente, anche se paga gli stipendi non può interferire nei ruoli dell'allenatore e dello staff tecnico- ha giustamente sottolineato Multineddu in un'intervista televisiva- altrimenti si crea confusione e si destabilizza l'ambiente, specie se è già in difficoltà coi risultati". Tra l'altro stupisce in proposito proprio il lungo silenzio di Pasquale Foggia, che fino ad un mese fa difendeva a spada tratta Vivarini (sua prima scelta in estate) ed era fiducioso che i suoi cosi tanto vituperati metodi avrebbero presto portato riscontri concreti in campo. L'impressione è che in questa fase il suo ruolo sia stato volutamente ridimensionato e che Sebastiani, ancora una volta, non abbia resistito alla tentazione di prendere il sopravvento, scaricando altrove le responsabilità precedenti, come se ne volesse prendere le distanze. Un macigno anche sulle spalle di mister Gorgone, che è partito bene ed effettivamente ha portato maggiore autorevolezza nell'atteggiamento, almeno finchè la squadra ha retto fisicamente. Ora dovrà però pure dimostrare che la rosa è di qualità come sostiene Sebastiani ("non siamo la Cenerentola vista finora") e che senza i metodi di Vivarini sarà assolutamente alla portata la salvezza. Ce lo auguriamo tutti, così come auguriamo allo sfortunato Vivarini di trovare modo di dimostrare che neanche lui è l'ultima ruota del carro, magari nel Bari con cui è in avviate trattative, visti i buoni rapporti che ha col presidente De Laurentis. Paradossalmente infatti il Pescara potrebbe ritrovarselo di fronte già l'8 dicembre prossimo e magari, libero dall'ingaggio ancora pagato dalla società biancazzurra, avrà anche modo di replicare alle mortificanti critiche che sta subendo. Sarebbe interessante sentire finalmente la sua versione, visto come è dovuto uscire in sordina e prima di poter affrontare la gara più sentita, contro il Catanzaro che ha riportato in B e poi ai playoff con un gioco spettacolare. Sarebbe stato più utile, nelle sue dichiarazioni, se Sebastiani avesse voltato pagina e si fosse concentrato sulle prospettive future di un Pescara che rischia seriamente di arrivare irrimediabilmente staccatissimo dalla zona playout già a gennaio. Intanto le carenze dell'organico sono state confermate dall'ennesimo grave infortunio, quello di Oliveri, con una difesa già rabberciatissima e in palese difficoltà (la peggiore in assoluto tra i professionisti). C'è in prova l'esperto Faraoni, che però ha giocato pochissimo nelle ultime due stagioni e necessariamente, come è successo per Gravillon, dovrà scontare il rodaggio e non potrà risolvere da subito i gravi problemi tecnici. Ecco, magari avremmo apprezzato in Sebastiani una parziale ammissione di responsabilità nell'aver sottovalutato l'impatto con la serie B, con un mercato approssimativo e zeppo di scommesse. Magari se avesse lasciato a Foggia il microfono per spiegare cosa non è andato finora sarebbe stato più utile alla causa. Ma come oramai tutti i tifosi sanno, il miglior presidente degli ultimi vent'anni (autocitazione recente) non si ispira agli oratori dell'antica Roma. Lui va oltre.
Autore: Andrea Genito
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