Giorgio Gorgone ha le idee chiare: per provare a risalire la china serve sacrificio, continuità e una revisione profonda dei meccanismi difensivi. Il pareggio strappato a Catanzaro ha restituito un po’ di ossigeno al Pescara, sia sul piano psicologico che su quello dell’autostima, ma il tecnico sa che quella reazione è soltanto un primo passo. La strada verso la rinascita resta lunga e disseminata di ostacoli.

Tra questi, il più evidente è la fragilità difensiva. I numeri parlano da soli: 28 gol incassati in 13 partite, una media che difficilmente può garantire una risalita stabile. Un trend iniziato con la gestione Vivarini e che, inevitabilmente, sta condizionando anche le prime settimane del nuovo corso. Non è un caso se Gorgone, già nel post-partita del Ceravolo, ha sottolineato la necessità di “limare difetti ed errori individuali”, lavorando sulla concentrazione nei momenti cruciali e sulla compattezza tra i reparti.

Ma il problema non è solo tattico. Come era successo anche a Vivarini, il lavoro di Gorgone è pesantemente influenzato dall’emergenza infortuni. L’allenatore biancazzurro si ritrova spesso costretto a reinventare uomini e ruoli, senza la possibilità di dare continuità a un undici stabile e riconoscibile. Assenze pesanti, rotazioni forzate e condizione fisica non ottimale sono fattori che spiegano — senza giustificare — le difficoltà del reparto arretrato.

Nonostante tutto, il nuovo tecnico ha portato qualche segnale incoraggiante: un atteggiamento più coraggioso, un pressing più convinto, la volontà di giocare più alti quando possibile. Ma senza una rosa al completo e con una difesa che continua a soffrire, la missione resta complicata.

Il Pescara ha mostrato di avere ancora voglia di lottare. Ora serve trasformare quell’energia in solidità, perché la salvezza non è una chimera: richiede, però, che il trend dei gol subiti venga invertito in fretta.

Sezione: News / Data: Lun 24 novembre 2025 alle 12:00
Autore: Redazione TuttoPescaraCalcio / Twitter: @tuttopescara1
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