In tempi di Coronavirus è dura per tutti, figuriamoci per un millenial lontano dalla sua famiglia. Ma Davide Bettella, difensore del Pescara, mostra notevoli doti di resilienza
Bettella, ci descrive le sue giornate in questo periodo particolare?
“Beh, sono rimasto a Pescara e vivo da solo: non è facile, mi annoio molto. E’ più meno la stessa routine tutti i giorni, mi alzo verso le 9.30 e faccio le cose che fanno un po’ tutti, mi lavo, faccio colazione… poi in tarda mattinata, ogni due giorni, il preparatore atletico Riccardo Cantarini ci contatta a gruppi di tre e facciamo, in videochiamata insieme a lui un allenamento di forza che dura circa 15-20 minuti. Successivamente pranzo e il pomeriggio mi dedico agli allenamenti grazie agli attrezzi che ho a casa: alterno la parte alta e gli addominali, poi… mi preparo la cena. In verità non mi piace molto cucinare, però sono abituato a farlo sin da piccolo. In tutto questo non può mancare un po’ di relax, dopo cena, ma anche nei vari intervalli della giornata, così mi concedo un po’ di Netflix o Playstation, mi piace giocare a Fifa o Call of Duty. Per la spesa? Ho fatto una bella scorta due settimane fa, ora… mi tocca ritornare al supermercato”!
Con i compagni di squadra vi sentite spesso?
“Si, siamo davvero un bel gruppo. Prima andavamo anche a correre insieme, ovviamente mantenendo le dovute distanze, ora questo non è più possibile, tuttavia ci teniamo sempre in contatto, come ho detto prima, svolgiamo gli allenamenti insieme, ma non solo… ci sfidiamo anche alla Playstation”!
Lei è originario di Padova, la sua famiglia si trova in una zona piuttosto a rischio: è preoccupato? Soffre molto la lontananza?
“I familiari mi mancano molto, è innegabile, ma non sono preoccupato perché loro riescono a trasmettermi sicurezza e so che sono persone in gamba, che rispettano le regole applicando tutte le precauzioni possibili, sono abbastanza fiducioso. Non è facile stare sempre da solo, non sono abituato, ma purtroppo dobbiamo attenerci a quello che ci è stato chiesto, ed è il minimo che possiamo fare”.
Cosa le manca di più della sua vita da calciatore, ma anche in generale della sua vita precedente?
“Il pallone e il campo, lo stadio, il calore dei tifosi… mi manca tutto questo. Sono nato con il pallone tra i piedi, ci dormivo insieme. Oltre, ovviamente, agli affetti familiari, alla mia ragazza che si trova a Milano, gli amici, i compagni… Mi manca anche vedere le persone vivere in tranquillità, senza la paura costante”.
Quanto è fiducioso per un ritorno alla normalità? Pensa che, attenendosi alle norme del governo, presto vedremo la luce in fondo al tunnel?
“Credo che ne usciremo fuori, ma la situazione va affrontata senza fretta. Forse servirà più tempo di quello che possiamo immaginare oggi. Sono fiducioso perché sono giovane e so che tutto questo prima o poi finirà, ma bisogna sempre pensare anche agli altri e… farlo mi rattrista molto, perché ci sono persone che stanno male e soffrono”.
Cosa pensa dei tanti suoi colleghi calciatori, anche molto famosi, che hanno contratto il Coronavirus? Restando sempre a contatto, forse era inevitabile?
“Noi giocatori siamo abituati a stare sempre insieme e a girare l’Italia, ma anche l’Europa, nel caso di squadre come la Juventus o l’Atalanta. A rifletterci, con il senno di poi, sarebbe stato difficilissimo… non beccarsi il virus. Mi dispiace per i miei colleghi, ma mi consolo sapendo che sono persone che sanno quello che devono fare e hanno uno staff che li sostiene e li aiuta. Sapranno affrontare al meglio la situazione e guariranno presto”.
A proposito di Atalanta, lei è in prestito al Pescara proprio da questa squadra e Bergamo è, in Italia, la città più colpita da questo nemico invisibile. Si tiene in contatto con i suoi ex compagni di squadra?
“Si, abbiamo stretto un forte legame di amicizia, tra noi c’è uno splendido rapporto. Dobbiamo aiutarli e anzi, dobbiamo aiutarci tutti a vicenda in questa tragedia, spero di poterli rivedere presto”.
Ritiene che si potrà riprendere il campionato quest’anno? E, se sì, voi siete pronti? Allo stop di campionato il Pescara non era in una situazione bellissima… .
“Da calciatore, io spero proprio di sì. Credo che questa sia la cosa più brutta che potesse accadere al calcio. Magari, se la situazione dovesse migliorare, si riprenderà, ma se dovesse essere il contrario, dubito che potremo ripartire. Tuttavia, io rimango positivo. Per quanto riguarda il Pescara, beh, noi sappiamo bene che le ultime partite non sono state delle migliori, ma comunque, se dovessimo ricominciare, dopo uno stop del genere, ci ritroveremo davanti almeno 20 giorni di preparazione obbligatoria e penseremo, insieme al mister, che è sempre pronto a sostenerci, ad analizzare bene le cose che non sono andate, riusciremo a capire i nostri errori e a trasformarli in campo in qualcosa di valido”.
Comunque, crede che il modo di vivere il calcio cambierà? Rivedremo mai gli stadi pieni?
“La speranza è sempre quella di tornare alla normalità, ma… sono una persona realista e so che non sarà così. Almeno in un primo momento, ci sarà poca gente allo stadio, ma anche per strada: è brutto, ma anche normale, il primo pensiero, giustamente, sarà sempre quello di tutelarsi”.
Passando a lei, come giudica la sua stagione fino ad ora? Considerando che a breve terminerà il secondo anno di prestito con il Pescara, pensa già al suo futuro?
“Sicuramente il mio inizio di campionato non è stato dei migliori, ho avuto quel piccolo infortunio al piede che mi ha condizionato molto e mi ha fatto vivere un periodo carico di nervosismo. Mi sono sentito insicuro, perché ero abituato a fare determinate cose e non potevo farle più. Per fortuna poi ne sono uscito, grazie ai compagni, agli amici, allo staff e alla famiglia. Per quanto riguarda la squadra, confesso di essere un po’ amareggiato per gli esiti delle ultime due partite. Io sono innamorato di questa piazza e volevo il meglio per lei, ma… ci rifaremo. Abbiamo dimostrato di saper lottare, ce la possiamo fare. Il futuro calcistico? beh, non è tra i miei pensieri al momento. Ora la priorità è uscire da questa situazione”.
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