Il calcio vive di episodi, lo avevamo scritto alla vigilia della semifinale col Cerignola e siamo stati buoni profeti. Capiamo il rammarico del tecnico pugliese Raffaele, ma quando hai l'inerzia dalla tua e ti fai troppi scrupoli puoi recriminare fino ad un certo punto perchè fortuna e sfortuna si compensano sempre; a vincere poi sono quelli che ne hanno di più e il Pescara non appare affatto in debito d'ossigeno. Alla decima gara in due mesi, aveva di fronte una seconda classificata che ne aveva giocate invece un paio, riposando per tre settimane e chiudendo la stagione in surplace, già certa del proprio piazzamento e con l'Avellino oramai fuori portata. Raffaele ha giustificato il crollo nell'ultima mezzora di ieri con un laconico: "eravamo stanchi", che stride decisamente con l'oggettività, visto che il Pescara, seppur rimaneggiato in difesa (out entrambi i centrali titolari) ha sì sofferto a lungo, rischiando troppo per la difesa ostinatamente alta (anche questo lo avevamo sottolineato, dopo il blitz a Pesaro), però poi ha innestato il turbo e ogni volta che ripartiva trovava praterie. Determinante, a quel punto, la scelta di far entrare Tonin, che non avrà i numeri della punta centrale ma che fisicamente è un panzer e sa imbucarsi negli spazi. Ha ripetuto, infatti il gol della tranquillità contro la Vis Pesaro, facendo quaranta metri palla al piede più o meno come Lukaku contro il Cagliari, trascinandosi dietro tre avversari con la lingua di fuori. Dicevamo degli episodi: l'Audace ad inizio ripresa ha avuto due jolly: rigore e Achik in solitudine a porta vuota, ma li ha cestinati entrambi. Nel primo c'è stata la prodezza di Plizzari, altro valore aggiunto in questo mini torneo, che ha battezzato il lato giusto e si è allungato a respingere una conclusione forte e angolata, nell'altro caso era più facile segnare che tirare sul palo esterno come accaduto. A quel punto, scampato il pericolo, gli stati d'animo in campo erano opposti: frustrazione per i padroni di casa, senso di invincibilità dall'altra parte. Il resto, come detto, l'ha fatto la migliore condizione fisica del Pescara, evidenziata soprattutto da Merola che ha propiziato quasi tutti i gol e soprattutto l'espulsione che ha definitivamente tagliato le gambe all'Audace. E ora? La finale sembra in discesa, ma non si dovrà commettere l'errore di regalare l'iniziativa ad una squadra che comunque nello stretto gioca bene e non ha nulla da perdere. L'ex Cuppone, entrato troppo tardi, ha già trovato il gol e sicuramente ci terrà da morire a farsi rimpiangere dai tifosi che troppo frettolosamente lo hanno liquidato come inadatto alle ambizioni. Uno così avrebbe fatto molto più comodo di Vergani e, ci perdoni, di un Alberti arrivato solo per riempire un buco in distinta. Soprattutto per l'assenza forzata del baby Arena, impegnato con la nazionale U17. L'altro rischio, guardando più avanti, è legato alle tante diffide pendenti sulla già rimaneggiata rosa: out Brosco e Pellacani, recuperabili forse solo per ultima gara, i sostituti Lancini e Letizia (ieri monumentale nell'inedito ruolo) sono a rischio squalifica, così come Squizzato, Dagasso, Valzania, Cangiano e Ferraris. Un'ulteriore ammonizione priverebbe la squadra di punti fermi, praticamente insostituibili, contro un'avversaria più quotata. Chiunque si presenti in finale. In panchina i vari Staver, Crialese, De Marco e Kraja non hanno lo stesso spessore e anzi, quando sono stati chiamati in causa hanno messo i brividi ai tifosi. A questo proposito, sono già sold out quasi tutti i settori dell'Adriatico, perchè il ritrovato entusiasmo sta trascinando la città, che vuole tornare ai palcoscenici abituali. Mercoledì prossimo dovrebbero essere oltre 14000 gli spettatori sugli spalti, una cornice di altri tempi che potrebbe spingere la truppa di Baldini oltre l'ostacolo, la stanchezza e i propri limiti. 

Sezione: Primo Piano / Data: Lun 26 maggio 2025 alle 10:13 / Fonte: di Andrea Genito
Autore: Andrea Genito
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