Per tutti, proprio tutti i pescaresi era "Il Profeta", scritto anche maiuscolo, mentre per lui Pescara (parole sue) una bella donna che ti seduce. Un binomio indissolubile, quello tra la città dannunziana e il tecnico friulano, che tra il 1986 ed il 1992 ha scritto le pagine più belle della storia biancazzurra. Se n'è andato oggi, in uno dei periodi più bui per il Pescara, tra brutte figure sul campo e polemiche fuori, lui che rappresentava l'orgoglio per tanta gente, un calcio che non c'è più. Un addio che è quasi la fine di un ciclo. Stava male da tempo, noi che lo abbiamo conosciuto personalmente lo sapevamo, sperando che riuscisse a farcela ed a tornare a dare consigli al suo pupillo Max Allegri, cui lo legava un cordone ombelicale da quando lo fece esplodere come trequartista nel Pescara brasileiro 1991/92, promosso in serie A. Per due volte Galeone portò il Pescara in Paradiso, mantenendocelo come mai nessuno era riuscito prima e riuscirà dopo. Osando e regalando un gioco spettacolare che faceva anche accettare sconfitte come l'8/2 contro il Napoli di Maradona, perchè poi si era capaci di affrontare senza soggezione Inter, Juve, Roma e batterle anche pesantemente a domicilio. Aveva 84 anni ed era sottoposto a dialisi. L'ultima apparizione pubblica un mese fa, alla festa del Perugia calcio, portato pure in serie A. Arrivato a Pescara nel 1986, gli fu affidata una squadra ripescata e zeppa di giovani, perchè la società aveva mezzi modesti (un pò come oggi), ma seppe fare subito di necessità virtù (qui invece siamo agli antipodi, purtroppo) e dall'obiettivo salvezza seppe invece alzare le ambizioni, lanciando giocatori come Gasperini, Rebonato, Bosco che prima di allora erano perfetti  sconosciuti. Campionato vinto, battendo all'ultima giornata il Parma di Sacchi e superando corazzate come Lazio, Genoa, Pisa, Cremonese, Bologna. Tutte battute dal suo manipolo di carneadi schierati a zona 4-3-3 con una maestria ineguagliabile. L'anno dopo comoda salvezza (unica nella storia del Pescara) e poi altra impresa nel 1991/92 appunto con Allegri, Massara, Bivi che dispensarono altro calcio spettacolo. Grazie al suo carisma arrivarono personaggi del calibro di Junior, Sliskovic, Dunga, Tita cui diede libertà d'azione, mai prono a vincoli tattici. Anche fuori dal campo era naif e fuori dagli schemi, per questo Pescara lo adorava: memorabili le partite a carte con Sliskovic, coperte dalla nebbia di decine di Malboro. Allenò ancora all'Adriatico, senza ulteriori picchi però regalando sempre emozioni ai tifosi e soprattutto, lui uomo del nord, più volte ribadì che si sentiva per carattere un pescarese doc. Non volle mancare sugli spalti alla festa per gli 80 anni del Pescara, nell'anno dell'ultima promozione nella massima serie, targata Oddo. Lascia quindi sicuramente un vuoto incolmabile nella città che amava, ricambiato, nonostante la sua oramai lontana parentesi sulla panchina biancazzurra. Da parte di tutta la nostra redazione, le più sincere ed affettuose condoglianze ai familiari del Profeta. Oggi ci manca più che mai.

Sezione: Primo Piano / Data: Dom 02 novembre 2025 alle 16:34 / Fonte: di Andrea Genito
Autore: Andrea Genito
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