Se il Venezia perdeva anche questa per Dionisi era pronto un lettino dall’analista. E invece è andata come è giusto che sia: un pareggio che ha tanto il sapore di vittoria e il Pescara, avanti di due gol, che fa andare su tutte le furie il suo presidente, «non sopporto la mentalità sparagnina, Zauri ha le sue responsabilità, perchè con i cambi ha trasferito alla squadra l’idea di pensare a difendersi». Eppure era bastata la qualità di Galano e Machin per mettere sui giusti binari il match: perchè la partita fino al doppio vantaggio biancazzurro, aveva si detto che il Venezia era padrone del gioco, oltrechè abile a inibire la manovra da dietro del Pescara con un pressing altissimo, ma Lezzerini si era dovuto arrendere prima al colpo di testa sottoporta di Galano (11’) e poi ad una magia di Machin con un tiro a giro da posizione defilata (48’). In mezzo un Venezia manovriero e bello fino alla trequarti, ma evanescente all’atto del dunque, al netto di un palo di Capello (33’) e un pallonetto di Aramu a sfiorare la traversa (42’). Dionisi, dopo il doppio passivo, cominciava la sua infornata di granatieri dalla panchina, Zigoni, Bocalon e Montalto nell’ordine, Pescara schiacciato nella sua area, colpevolmente incapace di imbastire ripartenze. Attenzione, non un assedio senza criterio, ma geometrie e possesso per cercare l’impresa e il talento di Mattia Aramu a sigillare. Prima trovando la complicità di Kastrati che sbaglia il tempo di uscita e si fa infilare sotto le gambe (69’), poi giocando di fino con un tocco delizioso sotto porta (89’). Rimonta completata e Pescara, che con una ventata di orgoglio, a sfiorare, nel recupero, con Galano e Kastanos, il nuovo vantaggio.

Sezione: News / Data: Dom 08 dicembre 2019 alle 14:30 / Fonte: Tuttosport
Autore: Redazione TuttoPescaraCalcio / Twitter: @tuttopescara1
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