È il giorno del giudizio.
Attenzione, solo di primo grado, ma qualunque sarà la decisione dei giudici del Tribunale federale, il processo al Palermo prenderà una direzione. In linea teorica, la Corte d’appello potrà ribaltare la decisione del Tfn. In pratica, però, se tra primo e secondo grado non emergeranno fatti nuovi, sarà complicato imporre un’inversione a U.
Il nodo iscrizioni
Può ancora accadere tutto e il contrario di tutto. La precarietà in cui vive il Palermo è grande quanto la distanza che c’è tra la pena massima e l’assoluzione. In pochi giorni, è passato dal sogno di sbarcare in Serie A direttamente al timore – fondato – di non prendere parte al playoff. Se oggi il collegio presieduto da Cesare Mastrocola – decisione attesa in tarda mattinata – emetterà una sentenza di colpevolezza, infatti, dovrà essere una pena afflittiva: retrocessione in Serie C, come chiede la Procura federale, o penalizzazione sufficientemente corposa da estrometterlo dalla corsa promozione, come potrebbero decidere i giudici se confermassero le numerose irregolarità contabili emerse nell’indagine federale (eredità di quella penale che ha mandato Zamparini a processo), ma non le ritenessero così voluminose da aver truccato i bilanci, almeno non nelle cifre con cui il club avrebbe ottenuto – secondo le tesi della Procura – le iscrizioni ai campionati. È qui il passaggio chiave, la differenza che passa tra la retrocessione in Serie C (e la preclusione di Maurizio Zamparini) e la permanenza in B: il falso in bilancio di cui sono accusati l’ex patron e il revisore Anastasio Morosi (e, in misura minore, l’ex presidente Giammarva) è stato realmente decisivo ai fini dell’ottenimento delle licenze nazionali? Senza quei trucchi contabili – che la Procura ha quantificato in circa quaranta milioni, un tesoretto con cui sarebbe stato gonfiato il patrimonio netto del club –, il Palermo avrebbe ugualmente disputato le tre stagioni (due in A, una in B) dal 2015 al 2017?

Tanti in bilico
Sul punto, la difesa del club rosanero non ha insistito granché. Ci si sarebbe aspettati una requisitoria più nel merito che nella forma. E invece i legali hanno battuto molto sull’inammissibilità di questo procedimento, con argomenti in un caso interessanti – un procedimento simile fu archiviato alla fine del 2018, non sono sopraggiunti motivi sufficientemente validi per aprirne un altro –, in altri abba- stanza risibili – l’atto del deferimento inviato all’avvocato sbagliato. Nel merito, la requisitoria del procuratore aggiunto Chiné è stata incisiva. E la presenza in udienza del Procuratore capo Pecoraro è stato un segnale forte per tutti. La Procura crede di aver portato a processo un materiale sufficiente a ottenere una grave sentenza di colpevolezza. Certamente, non si aspetta che alla fine prevalgano le ragioni dell’inammissibilità, fattispecie che, oltretutto, rischierebbe di creare alla Figc un problema politico. Ci sono almeno cinque società (Benevento, che si è costituito in giudizio, Spezia, Perugia, Venezia, Foggia) che guardano all’esito di questo processo per capire se potranno migliorare la posizione in griglia.
Anche il Foggia
Il Foggia, oltretutto, ha appena aperto un altro fronte al Collegio di garanzia del Coni, a cui chiede di alleggerire ulteriormente la penalizzazione che lo ha accompagnato per tutta la stagione, in modo da disputare almeno il playout. Sì, può ancora accadere di tutto a tutti.

Sezione: Rassegna Stampa / Data: Lun 13 maggio 2019 alle 09:12 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Redazione TuttoPescaraCalcio / Twitter: @tuttopescara1
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