Nel calcio i numeri non raccontano sempre tutto, ma quando si ripetono con la stessa costanza, iniziano a pesare. E nel caso del Pescara, il confronto tra le partite con Giacomo Olzer in campo dall’inizio e quelle senza di lui è diventato un confine netto. Talmente netto da sembrare quasi la linea che separa due stagioni diverse.

Quando il trequartista mancino è titolare, il Pescara non diventa improvvisamente una macchina perfetta, ma assume una fisionomia più credibile, più fluida, più pericolosa. Lo dicono i numeri: 5 punti raccolti nelle 6 gare in cui Olzer ha iniziato dal primo minuto. Non un ruolino esaltante, ma comunque superiore a quello registrato senza di lui.

Perché nelle restanti otto partite — quelle in cui Olzer è mancato totalmente o è entrato soltanto per una manciata di minuti, come contro Sampdoria e Padova — i biancazzurri hanno raccolto appena 4 punti. Un dato che fotografa la difficoltà di una squadra che, senza il suo talento tra le linee, fatica a creare gioco, ad accendere la manovra, a trovare imprevedibilità.

Olzer cambia il Pescara: più qualità, più presenza offensiva, più soluzioni

Quando Olzer gioca dall’inizio, la squadra ha un riferimento tecnico preciso. La costruzione diventa più armonica, la rifinitura più pulita, la manovra meno prevedibile. Il suo mancino funziona come un faro per i compagni: attira marcature, libera spazi, crea linee di passaggio che altrimenti non esisterebbero.

Senza di lui, il Pescara perde non solo creatività, ma anche coraggio. Le azioni offensive si accorciano, i palloni tra le linee diventano rari, e la squadra finisce per appoggiarsi a soluzioni più dirette, spesso meno efficaci.

Non è un caso che la fase offensiva biancazzurra sia crollata proprio nel periodo in cui Olzer è stato ai box per l’infortunio al ginocchio.

Una dipendenza inevitabile, ma da gestire con lucidità

Parlare di “dipendenza” può sembrare eccessivo, ma la sensazione è che il Pescara abbia costruito — forse involontariamente — un gioco che vive molto del talento di Olzer. È lui il collante tra centrocampo e attacco, il calciatore in grado di dare un senso alle transizioni lente e alle fasi in cui la squadra fatica a girare.

È un vantaggio, certo. Ma anche un rischio. Perché affidarsi troppo a un singolo giocatore, per quanto decisivo, espone la squadra a fragilità strutturali: basta un infortunio, come già accaduto, per ritrovarsi improvvisamente senza identità.

Gorgone dovrà lavorare proprio su questo: valorizzare Olzer senza rendere il Pescara Olzer-dipendente.

Con lui cambiano i numeri e cambia anche il morale

Non è solo una questione matematica. Quando Olzer c’è, il Pescara ha una luce diversa. Lo si percepisce nella postura dei compagni, nel modo in cui la squadra si muove e rischia, nella fiducia con cui prova giocate più complesse.

È come se la sua presenza restituisse coraggio, come se l’idea di calcio di Gorgone trovasse finalmente una sua dimensione naturale.

E questo, oggi, fa tutta la differenza del mondo.

Senza Olzer la squadra si affloscia: un dato che pesa

Gli 8 match senza di lui — o con lui in campo solo per pochi minuti — restituiscono un Pescara più spento, meno brillante, più prevedibile. La squadra non ha ancora trovato un’alternativa credibile nel suo ruolo, e ogni sforzo offensivo sembra più macchinoso.

La difficoltà nel creare occasioni pulite è il sintomo più evidente di una squadra che, senza il suo trequartista mancino, perde gran parte della fantasia necessaria per stare in partita contro avversari ben organizzati.

Sezione: News / Data: Mer 03 dicembre 2025 alle 13:00
Autore: Redazione TuttoPescaraCalcio / Twitter: @tuttopescara1
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