E all'improvviso, il Pescara. Un'esplosione fragorosa, a tratti entusiasmante, inattesa non tanto nelle proporzioni della vittoria sulla capolista Benevento (4-0), quanto nella qualità della prestazione che, per la prima volta quest'anno, non lascia adito al minimo dubbio e merita solo applausi. La formazione di Inzaghi, a trazione fortemente anteriore, si è vista solo dopo pochi secondi con un'inzuccata di Coda. Poi ha ruminato a lungo un calcio lento e prevedibile, finendo per crollare come un castello di carte, al primo gol biancazzurro. E' stata innanzitutto la vittoria di Luciano Zauri. Era sotto osservazione, magari non subito a rischio, ma sicuramente doveva fugare molte perplessità sulla consistenza della sua squadra. E lo ha fatto prima di tutto lui, studiando benissimo la partita, sia per il sistema di gioco, sia per gli uomini da mandare in campo sia, infine, sfruttando benissimo i punti deboli di un avversario che fino a oggi si era mostrato estremamente solido. Il resto lo hanno fatto, ovviamente, i giocatori, fugando anche loro molte perplessità, soprattutto sulla loro tenuta mentale. Stavolta, per la prima volta quest'anno, si è visto un Pescara rabbioso, con una feroce voglia di vincere per tutti i 90 minuti. Messi davanti alle proprie responsabilità, dopo il tracollo con lo Spezia, tutti hanno dato risposte importanti. Dimostrando di avere qualità superiori a quelle messe in mostra fino a questa sfida. Non senza una buona dose di coraggio, Zauri sceglie il giovanissimo Borrelli al centro dell'attacco, e alle sue spalle costruisce quello che dovrebbe essere un 4-3-2-1, ma sui numeri si può disquisire all'infinito, perché in realtà Machin fa il trequartista vero mentre Galano, anche per caratteristiche tecniche, è più punta. Più dietro, un centrocampo più solido con il rientrante Palmiero a snellire il gioco e Memushaj e Busellato mezzali. In difesa tornano Bettella e Ciofani nella linea a quattro. Il Benevento ha sempre quattro uomini altissimi e almeno uno dei terzini che arremba. Ma quando perde palla concede praterie nelle quali però, bisogna avere il fiato e la voglia di correre. Il Pescara stavolta lo fa benissimo: con le mezzali, bravissime, con i terzini, con le invenzioni di un Machin sontuoso e, soprattutto, con Palmiero che snellisce il gioco e verticalizza subito facendo funzionare alla perfezione tutto il meccanismo. Il Delfino concede un po' di campo in avvio ma poi, col passare dei minuti, guadagna disinvoltura e coraggio nell'affondare. La bellissima penetrazione centrale con la quale Memushaj apre le realizzazioni in avvio di ripresa, è la crepa che fa crollare la diga campana che, per tutta la ripresa, imbarca acqua da tutte le parti. Un gol bellissimo che sembra infondere finalmente coraggio nei cuori biancazzurri. Fino alla fine sarà un susseguirsi di gol, finezze, giocate, inserimenti. Una squadra libera di testa e, soprattutto, una squadra che per la prima volta ha dimostrato di sapere perfettamente cosa voleva fare in campo. Un piano realizzato alla perfezione. Applausi, dunque. Meritati. E speranza. Martedì sera, la Juve Stabia dirà se davvero è cambiato qualcosa. 

Sezione: Rassegna Stampa / Data: Dom 27 ottobre 2019 alle 09:00 / Fonte: Messaggero
Autore: Redazione TuttoPescaraCalcio / Twitter: @tuttopescara1
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