Soffre, sbuffa, arranca ma non molla il Pescara. E alla fine batte 1-0 il Foggia con un pizzico di fortuna, piazzandosi al terzo posto in classifica a quota 8 punti. Un successo prezioso, come sono preziose tutte le cose conquistate con fatica, in una giornata di vena non brillantissima e davanti a un avversario forte e sfrontato che ha inceppato lungamente gli ingranaggi del motore pescarese. Che non sarà quello di una fuoriserie, ma fino a ora è sembrato semmai quello di un'utilitaria, di quelle solide che non ti lasciano mai a piedi. 
In molti si aspettavano una gara ricca di gol e di emozioni, Sono stati invece 90' di sudore e fatica, nei quali il Foggia ha giocato di più e meglio, e forse avrebbe vinto se sullo 0-0 Mazzeo avesse trasformato il rigore. Ma la squadra di Grassadonia le ha provate tutte. Ha allargato la difesa locale con le scorribande degli esterni, ha giocato con Mazzeo e Chiaretti tra le linee, ha mandato al tiro i centrocampisti ma quasi sempre ha attaccato la porta con poca convinzione e pochi uomini. E ha avuto scarsa qualità al momento della rifinitura. A conti fatti, tutto il gran daffare della formazione ospite, ha prodotto due sole occasioni: una zampata di Camporese e il gran colpo di testa di Mazzeo parato d'istinto da Fiorillo, dopo che lo stesso attaccante rossonero aveva fallito dal dischetto il penalty causato da Machin ma nato da un erroraccio di Perrotta in disimpegno. Il Pescara, da parte sua, ha fatto poco ma non certo per mancanza di volontà.


ESPERIMENTO BRUGMAN

Non ha funzionato l'esperimento di Brugman mezzala. Non perché Kanouté abbia giocato una brutta gara, ma ha fatto il metodista con le sue caratteristiche, che sono fisiche e di interdizione più che tecniche. Il gioco non è mai nato fluido davanti al pressing degli ospiti. Maluccio l'impostazione e pure le spaziature in attacco. Perché Brugman come l'anno scorso ha faticato a trovare la posizione e Capone non è entrato in partita. Risultato: molte palle perse. Troppi uomini fermi davanti ad aspettare la palla che, in quelle condizioni, lì davanti non ci arriva. Non è riuscito a giocare il Pescara, ma ha avuto l'intelligenza di rendersene conto e l'umiltà di accettare una gara ancora più difficile di quanto si temesse. I biancazzurri sono stati lì, a chiudere gli spazi, difendendo con impegno e aspettando il momento buono, l'episodio fortunato per provare a fare il colpo. E il momento è arrivato, con un colpo di testa di Gravillon servito da Memushaj sugli sviluppi di un corner. Meglio i biancazzurri nella ripresa, pur senza strafare. Ma Brugman è troppo importante per dare i tempi di gioco e Machin ha tecnica e un cambio di passo che può far bene a un centrocampo forte ma un po' compassato. Insomma, tutto bene quel che finisce bene. Alcuni errori gravi non sono stati puniti (rigori sbagliati da Livorno e Foggia), parecchie cose sono ancora da migliorare. Ma a volte l'atteggiamento operoso aiuta anche a indirizzare la buona sorte. Ma martedì, all'Adriatico contro il Crotone, servirà un Pescara migliore. 

Sezione: Rassegna Stampa / Data: Dom 23 settembre 2018 alle 10:44 / Fonte: Messaggero
Autore: Redazione TuttoPescaraCalcio / Twitter: @tuttopescara1
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