A Parte bene ma spreca tanto, si disunisce e alla fine crolla al Bentegodi: 3-1 per il Verona. Serata da incubo per il Pescara, alla terza sconfitta consecutiva lontano dall’Adriatico dopo Palermo e Perugia. Se in casa ha un ruolino da A, in trasferta ha uno score disastroso. Il ko di ieri certifica il campionato a due velocità della squadra di Pillon. Doveva aspettare la squadra di Grosso e ripartire, invece prova a fare la partita, si allunga e si fa infilare. Il tecnico pescarese costruisce la sua vittoria proprio nel vuoto che si crea, dopo pochi minuti, tra la difesa e la linea mediana di Pillon. Una terra di nessuno in cui Zaccagni e Danzi diventano padroni assoluti, Gustafson annulla Brugman. La prima palla gol, però, è biancazzurra: al 2’ Silvestri evita l’immediato vantaggio del Pescara. Mancuso s’avventa su un pallone perso in area da Dawidowicz e spara a colpo sicuro, gran riflesso del portiere di casa. Il Pescara prende coraggio, prova a giocarsela e rischia. Infatti al 12’ una ripartenza fulminea dell’Hellas porta Lee a calciare dal cuore dell’area, Kastrati provvidenziale. Ma è un cattivo presagio per Pillon. Passano altri due minuti e la squadra di casa la sblocca: il giovane Danzi, prodotto del vivaio scaligero, si addentra fino al limite dell’area, vede i difensori pescaresi indietreggiare come per invitarlo al tiro e calcia di sinistro nello spiraglio rimasto libero per battere il portierino albanese. Ci vuole un po’ per rivedere il Pescara nell’area avversaria. Ancora una volta meriterebbe di più, ma non ha fortuna: girata di testa di Monachello sul cross di Balzano, palla a pochi centimetri dal palo con Silvestri impietrito. Per l’attaccante siciliano la porta è stregata: al 32’ Marras scatta e crossa benissimo, l’ex Lanciano sbuca sul primo palo con tempismo perfetto, ma il pallone s’impenna oltre la traversa. Le fiammate del Pescara non portano risultati. Con lo svantaggio quel fossato profondo tra difesa e centrocampo è totalmente in possesso del Verona. Non c’è protezione per la terza linea del Delfino e Zaccagni è un missile nella trequarti avversaria, Gravillon, secondo l’arbitro (nei replay sembra non toccarlo), lo stende: rigore che Di Carmine al 40’ realizza con freddezza. Il tris a inizio ripresa. Palla persa a metà campo, ripartenza del Verona: al 5’ è ancora Zaccagni, che s’inserisce e mette in mezzo per Di Carmine, ma Del Grosso infila la sua porta per anticipare l’attaccante gialloblu. Non può andare avanti così e Pillon cambia: dentro Palazzi per Marras, cambio di sistema con un rombo a centrocampo in cui il vertice alto diventa Brugman, fin qui evanescente. Mancuso e Monachello più vicini in attacco. L’idea è cercare lo sfondamento centrale perché sulle corsie esterne non c’è quasi mai spazio. Una mossa che crea problemi alla difesa del Verona. Quando il Pescara riesce ad inserirsi con i suoi uomini migliori, fa paura. Al 22’ Machin fa ballare due difensori, serve Mancuso nell’area piccola: piattone sotto la traversa e 9° gol del bomber. Il Verona fiuta il pericolo, la spegne (reraltro c’è anche un rigore non fischiato su Lee), il Pescara non ha più benzina. Il salto di qualità è rimandato al 2019.

Sezione: Rassegna Stampa / Data: Mar 18 dicembre 2018 alle 12:00 / Fonte: Messaggero
Autore: Redazione TuttoPescaraCalcio / Twitter: @tuttopescara1
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