A volte (almeno a volte) bisogna cercare di essere onesti. E allora, per cominciare, evitiamo di parlare di rimpianti per il Pescara. È vero, la squadra di Zauri è stata raggiunta a un minuto dalla fine (2-2) dal Venezia dopo essere stata in vantaggio di due reti. Ma di rimpianti stavolta non ce ne possono essere. Perché la formazione allenata dal giovane e bravo Dionisi, la partita l'ha dominata in lungo e in largo e avrebbe meritato di vincerla. Non hanno giocato bene, i biancazzurri, ma ogni tanto bisogna anche riconoscere i meriti degli avversari, e stavolta all'Adriatico si è vista una squadra che ha giocato molto, molto bene. L'altra, il Pescara, che pure ha spesso dimostrato di avere idee e qualità, stavolta non è riuscita a esprimere né le une né le altre, soprattutto perché dall'altra parte c'era una squadra che ha fatto tutto meglio. Punto e basta. Eppure si era messa benissimo per il Delfino, che dopo pochi minuti aveva mandato in gol Galano con un assist delizioso di Machin. Non è bastato però a spianare la strada ai padroni di casa. Il Venezia, come si sapeva, ha confermato di essere una squadra coraggiosa ed evoluta. Dionisi ha scelto una formula senza una punta vera, ma con buonissimo pressing alto, tanto movimento senza palla e una presenza assidua e attenta sulle seconde palle. In quei casi non ci sono molte alternative: o si riesce a venire fuori dalla pressione in palleggio e si sviluppa la solita manovra, oppure bisogna provare a scavalcare il centrocampo avversario e giocare direttamente sulle punte, ma anche in quel caso il resto della squadra deve accompagnare. Fatto sta che il Pescara ha perso subito il comando delle operazioni e il Venezia ha costruito e sprecato tanto, centrando anche un clamoroso palo con Capello. Ha sbagliato tanto il Venezia, e quando ha subito il raddoppio in avvio di ripresa (gioiello di Machin lasciato solo in area) sembrava davvero che fosse finita e che i biancazzurri stessero compiendo un vero capolavoro di cinismo. Ma si è capito subito che ci sarebbe stato ancora da soffrire. Perché gli ospiti non hanno smesso di giocare, non hanno avuto un attimo di scoramento e di indecisione. Hanno continuato a pressare altissimo e il Delfino non è mai riuscito ad amministrare il pallone, finendo per allontanarlo senza molto senso, arretrando probabilmente non per scelta ma come forma inconscia di difesa davanti a un rivale che si stava dimostrando superiore. Zauri (e forse questa potrebbe essere stato un errore) invece di provare a cambiare le cose, ha assecondato con i cambi l'inerzia del match. E visto che i suoi erano arretrati, è passato alla difesa a cinque, nel tentativo non già di venire fuori ma di riempire la propria area. E invece nel finale, la doppietta di Aramu e lo ha fatto quando Dionisi ha cambiato volto alla sua formazione passando da zero punte e tutta brillantezza a due punte fisiche e altri tre giocatori molto offensivi. E poco importa se all'ultimo assalto Galano ha sfiorato il gol vittoria. No, per i rimpianti non c'è spazio. Per gli applausi sì, c'è spazio. Ma stavolta sono tutti per il Venezia. 

Sezione: Rassegna Stampa / Data: Dom 08 dicembre 2019 alle 10:00 / Fonte: Messaggero
Autore: Redazione TuttoPescaraCalcio / Twitter: @tuttopescara1
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