Soltanto una vittoria così avrebbe potuto smorzare la pesante contestazione di Verona. Missione compiuta per l’Hellas, che ha impedito alla curva di sfogare la sua rabbia, che vede il presidente Maurizio Setti e il tecnico Fabio Grosso come imputati. Il primo ha visto sventolare centinaia di cartelli con la scritta «buffone» e uno striscione che recitava «noi non ti lasceremo fare». Il secondo invece ha zittito tutti, perché la sua squadra ha vinto ancora, battendo un’altra diretta concorrente per la A e soprattutto trovando gol e occasioni con disinvoltura. Bocciato il Pescara, vittima dei suoi errori, sia in fase difensiva che, soprattutto, in zona gol: la terza sconfitta di fila in trasferta lo fa scendere dal terzo al quarto posto.

LA CHIAVE Sapendo che il Verona tiene la difesa alta e cerca un insistito possesso palla nella metà campo avversaria, Pillon (nello stadio che lo vide arrivare in Champions con il Chievo) ha aspettato l’avversario per cercare di ripartire con i suoi proiettili negli spazi. Anche perché Grosso (contro la squadra della sua città) ha dovuto inventare i terzini: se Empereur l’ha già fatto, Ragusa è stato una novità, essendo un attaccante. Un disegno perfetto quello del Pescara, che stava funzionando visto che nei primi 6’ per due volte Mancuso è andato vicino al gol. Peccato che agli errori offensivi si sono sommati quelli difensivi. Il centrocampo a cinque (gli esterni d’attacco si abbassavano) non ha fatto il filtro necessario e il Verona ha trovato varchi inimmaginabili, pescando le due reti che hanno indirizzato la partita: la prima con Danzi, al primo gol in carriera, con un sinistro debole ma efficace; la seconda su rigore, dopo l’ennesima fiammata di Zaccagni che spesso ha duettato bene con Di Carmine e, in questa occasione, rallentando in modo che Gravillon gli franasse addosso. Puntuale il timbro dal dischetto di Di Carmine, al sesto gol in carriera al Pescara.

LA REAZIONE Grande la saggezza del Verona, che dopo il vantaggio ha addormentato la partita per vivacizzarla con rapide frecciate. Normale che arrivasse il terzo gol, nella ripresa, dopo l’ennesimo inserimento di Zaccagni e deviazione in porta del disorientato Del Grosso. Tre gol in una partita: solo col Carpi (4­1) l’Hellas ne ha fatti di più. Colpevole la difesa del Pescara, mal protetta da un centrocampo che quando c’è da far girare la palla è un lusso, ma che se deve coprire va in difficoltà. Certo, la squadra di Pillon non è mai stata a guardare e s’è riversata in avanti per rimettere in piedi la gara, passando al 4­4­2 con l’ingresso di Palazzi e sfiorando altre volte la rete, ma Monachello non era in serata e Silvestri ci ha messo del suo con un paio di ottime parate. In un finale con un rigore negato a testa (su Mancuso e Lee), solo Mancuso ha fatto centro, su assist di Machin, ma la speranza di rimontona è stata vana, anzi: Di Carmine nel recupero ha colpito un palo.

Sezione: Rassegna Stampa / Data: Mar 18 dicembre 2018 alle 11:00 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Redazione TuttoPescaraCalcio / Twitter: @tuttopescara1
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