Domenica al San Nicola uno spettatore d’eccezione in tribuna per fare il pieno di emozioni: Angelo Terracenere, 54 anni, ex mediano sia del Bari che del Pescara, le due piazze in cui ha praticamente dato tutto quand’era calciatore. L’ex biancazzurro, originario di Molfetta, ha vestito per diciotto anni, dalle giovanili fino alla massima serie, la casacca biancorossa. Per sei campionati invece ha difeso i colori del Delfino (eccetto una parentesi di sei mesi alla Reggiana), dal 1993 al 1999. “La mia carriera è tutta in quelle due maglie, ringrazierò per sempre il Bari e il Pescara: la prima mi ha fatto diventare calciatore, la seconda mi ha dato una seconda chance quando nessuno sembrava più credere in me. Le amo entrambe, peccato che domenica si affrontino: non posso sperare nella vittoria né dell’una né dell’altra… Mi auguro che sia una bella partita, ma sicuramente sarà così perché i due allenatori prediligono un calcio aperto e offensivo”, dice Terracenere, da quattro anni titolare di una sua scuola calcio a Molfetta, l’Audace, con cinquecento ragazzi tesserati. “Mi diverto tantissimo con i giovani, con le panchine ho chiuso”, dice divertito.

Dopo una storia quasi ventennale da protagonista nel calcio giocato, aveva iniziato il cammino da allenatore nei dilettanti, tra Eccellenza e Promozione pugliese. Sempre sui campi, anche se nel weekend dedica tempo e spazio alle sue passioni. “Il Bari lo seguo più da vicino ovviamente – dice Terracenere – , e dico che quest’anno può puntare a vincere il campionato, nonostante lasci a desiderare in fase difensiva. Il Pescara è in difficoltà: non riesce ad esprimere un bel gioco e non sta trovando continuità di risultati”.

Ha seguito con attenzione la partita contro il Palermo di venerdì scorso: “Mi ha colpito il fatto che, una volta andato in vantaggio, ha lasciato spazi e non è riuscito a consolidare il risultato. Una squadra che deve imparare a gestire le partite. Per ora, di Zeman vedo la facilità con cui prende gol. Non c’è la stessa qualità di sei anni fa, in questo momento deve pensare solo a fare punti”, spiega l’ex centrocampista, che chiuse la carriera dopo un grave infortunio subiti un amichevole contro il Lanciano (rottura della caviglia dopo uno scontro con Colavitto, attuale tecnico della Vastese).

La serie B è un campionato che conosce bene, la sua fotografia va presa seriamente: “E’ un torneo mediocre – dice senza girarci intorno – . Sentivo parlare di A2, ma non vedo una squadra in grado di spiccare il volo. Alla fine vincerà chi prenderà meno gol”.

A Bari c’è un pescarese sulla panchina: “Grosso mi piace: è preparato, mi piace come allena. Ha dato identità e fa giocare bene la squadra. Non condivido solo la sua scelta di cambiare troppo spesso gli uomini in difesa, così il reparto sta andando in difficoltà.Ma questo Bari può arrivare tra le prime due o comunque giocarsi la promozione nei play-off. La piazza è come Pescara: vuole vincere. Se a Bari basta il risultato per entusiasmarsi, da voi è importante anche giocare bene. Spero di tornare presto a vedere una partita all’Adriatico. Sono sempre in contatto con Michele Gelsi, un amico. Pescara è casa mia, sono innamorato della città: è sempre nel mio cuore”.

Sezione: Primo Piano / Data: Mer 08 novembre 2017 alle 10:00 / Fonte: Messaggero
Autore: Redazione TuttoPescaraCalcio / Twitter: @tuttopescara1
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