Ci vuole un bel coraggio a essere altruista, soprattutto se sei un attaccante che non gioca da due mesi e ti ritrovi all’improvviso da solo davanti alla porta. Tiri? No, lui non tira, piuttosto serve il compagno meglio piazzato. Leonardo Mancuso è un esempio virtuoso di generosità calcistica. Sabato scorso, al Tardini di Parma, a 5’ dalla fine è arrivato a tu per tu con il portiere avversario, poteva concludere personalmente, ma c’era un certo margine di rischio (perché un po’ decentrato, perciò ha preferito passare il pallone a Brugman. E così il Pescara si è portato a casa tre punti pesantissimi e la 2ª vittoria esterna di fila.

SIMBOLO. Il gesto di Mancuso ha un significato simbolico molto più profondo di un semplice assist. Intanto perché Leonardo è un bomber di razza, il capocannoniere dell’ultima Lega Pro (23 gol con la Samb), quindi in un certo senso ha tradito l’indole egoistica tipica della specie. Poi non va dimenticato che rientrava dopo quasi due mesi di infortunio, pertanto la tentazione di fare colpo sulla platea poteva essere forte, un po’ come nel giorno della gara di esordio del campionato. In quel caso, appena entrato col Foggia, dopo 20 secondi toccò palla e fece gol. Infine, se avesse segnato avrebbe rafforzato la sua posizione da titolare, anche se forse non ce n’era bisogno visto che Zeman appena lo ha ri-avuto lo ha buttato dentro senza esitazioni. A ogni buon conto, l’atteggiamento di Mancuso è sorprendente fino a un certo punto, perché basta sentirlo parlare e non ci si meraviglia più. «Ho visto il mio compagno meglio piazzato e non ho avuto alcun dubbio sulla soluzione da scegliere – racconta l’attaccante - non è questione di altruismo, ma di operare per il bene della squadra. Così come ha fatto Pettinari che nel finale della partita di Parma si è sacrificato correndo anche per me che non ne avevo più. Ecco, il sacrificio è ciò che deve animare il nostro gruppo, pensare e agire sempre in funzione del bene della squadra».

RISCATTO. Poi, naturalmente, c’è anche l’aspetto personale. «Sono contento di aver disputato una partita intera dopo l’infortunio, in carriera non mi era mai capitato di stare fuori così a lungo. La maglia da titolare? Mi ha fatto piacere, ovvio, però anche se non avessi giocato sarei stato contento lo stesso per il risultato. Io mi metto a disposizione di allenatore e dei compagni». E ora, sotto con l’Avellino. Che poteva presentarsi all’Adriatico nelle vesti di capolista, invece ha subìto una rimonta (dalla Salernitana) che neanche il Pescara di qualche settimana fa avrebbe saputo fare meglio (cioè peggio), ma proprio per questo sarà un avversario pericoloso.

Sezione: Primo Piano / Data: Mar 17 ottobre 2017 alle 10:30 / Fonte: Corriere dello Sport
Autore: Redazione TuttoPescaraCalcio / Twitter: @tuttopescara1
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