Inizia la sua nuova avventura da allenatore prof nel segno di Zeman: Gaetano D’Agostino a 35 anni ha trovato la sua prima panchina e allenerà, nella prossima stagione, la Virtus Francavilla in serie C. Al secondo anno di attività dopo aver fatto pratica l’anno scorso in serie D con l’Anzio, l’ex centrocampista del Pescara si lancia nella nuova dimensione e punta forte sui primi insegnamenti ricevuti nella sua lunga storia di calciatore professionista. “A 16 anni, ilmio primo ritiro fu con la Roma di Zeman racconta D’Agostino, all’Adriatico nei sei mesi della serie A 2012/2013 –Erano i tempi in cui il boemo cambiò ruolo a Totti, facendolo giocare esterno nel tridente: nessuno ci avrebbe scommesso, invece lui segnò una valanga di gol da quella posizione. Questo è Zeman: uno che forma giocatori, un tecnico al quale affidarsi e dare tutto, perché poi i frutti tornano indietro alla grande: lui valorizza tutti, non solo i talenti più puri. Ricordi di quell’estate? I carichi di lavoro, erano durissimi. Ma i movimenti nella fase offensiva erano unici”.

Per questo, il D’Agostino allenatore punterà sul tridente: “Voglio diventare un allenatore camaleontico, capace di far giocare la propria squadra a seconda delle caratteristiche dei giocatori e degli avversari da affrontare. Ma partirò con un’idea di fondo: il 3-4-3 o il 4-3-3. Ripeto: per i movimenti offensivi, Zeman è stato maestro per tutti, Guardiola o Sarri fanno cose che lui faceva già trent’anni fa. Solo perché non ha vinto tanto non se ne parla come si dovrebbe, se avesse vinto sarebbe diventato il simbolo di un’epoca nella storia del calcio”, prosegue il regista ex Udinese, cresciuto anche sotto la guida di Pasquale Marino, Gigi De Canio e altri tecnici che hanno a che fare con la storia biancazzurra. “Ho cercato di prendere tutto dagli allenatori che ho avuto: rubarne i pregi e capirne i difetti. Perché gli allenatori sono uomini, possono sbagliare. Cosa non mi è piaciuto di Zeman? L’essere troppo integralista. Ma probabilmente è una questione di tempi: se ricominciasse adesso ad allenare forse sarebbe più malleabile su certi concetti, come la difesa alta. Ecco, Eusebio Di Francesco è l’interprete perfetto del pensiero del boemo oggi, più moderno ed evoluto”.

D’Agostino ha seguito il Pescara in questi mesi di serie A passati agli archivi con una sensazione: “Più o meno sono stati ripetuti gli stessi errori di quattro anni fa: gli investimenti vanno fatti all’inizio, in serie A non ci si salva raddrizzando qualcosa a gennaio. E prendere giocatori come me all’epoca, ovvero avanti con l’età, è uno sbaglio: le energie fisiche e mentali non sono più le stesse dopo tanti anni di carriera. Serviva un mix di emergenti affamati e giocatori nel pieno del loro percorso. Peccato, perché Pescara ha le potenzialità per stare nel grande calcio: una città meravigliosa, nella quale io e la mia famiglia abbiamo vissuto benissimo, uno stadio bellissimo e una società seria”, afferma D’Agostino, che ha già studiato la prossima serie B: “Un torneo duro, con piazze che tornano dopo anni e hanno entusiasmo, tipo Foggia e Venezia, altre che vogliono andare in A come Palermo, Carpi, Frosinone, Novara o Bari. L’effetto Benevento darà entusiasmo. Il Pescara ci deve provare, ma non deve basarsi solo su Zeman. Il passato è passato: Verratti e Insigne non tornano, anche se pure loro ad inizio di quella stagione non li conosceva ancora nessuno. Servono buoni giocatori, adatti al tecnico e disposti a seguirlo: questa è la strada”

Sezione: Primo Piano / Data: Sab 08 luglio 2017 alle 09:00 / Fonte: Messaggero
Autore: Redazione TuttoPescaraCalcio / Twitter: @tuttopescara1
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