Si è spento martedì scorso Giuseppe Labrozzi, 84 anni, ex allenatore della Primavera del Pescara negli anni ’80. Un papà per tanti giovani biancazzurri dell’epoca: ieri si sono svolti i funerali nella chiesa dei Gesuiti. Labrozzi ha guidato la formazione giovanile del Pescara per tre stagioni e, in particolare, quella del gruppo dei ragazzi classe ‘83/’84, che arrivò alle finali nazionali e che lanciò nel grande calcio molti giovani. Generazione di fenomeni cresciuti a pane e pallone, alcuni dei quali diventati poi idoli dell’Adriatico e arrivati fino alla serie A. La lista sarebbe lunghissima, ma citiamo i portieri Bombini e Onesti, poi Camplone, Lombardi, Smerilli, Giordano, Mancini, Bergodi, Patriarca, Marchigiani, Vivarini, Marchionne, Di Donato, Massimo Lupo, Del Biondo, Romano, Napoletano, Testani, Dalla Costa, Franceschini. “Con noi era stato davvero bravo, dentro e fuori dal campo. Io nell’83 tornavo da La Spezia, per un errore nel trasferimento. Mi disse: “Resta qui”. E facemmo una stagione incredibile. Mi è stato sempre vicino quando ho avuto un brutto infortunio, quando nessuno mi si filava. Ha sempre partecipato a tutte le nostre riunioni, che puntualmente organizziamo per rivederci. C’era un legame affettivo fortissimo. Questo anche perché la sua unica esperienza vera da tecnico è stata solo con noi al Pescara: aveva un altro lavoro e non ci ha mai rinunciato, allenare per lui era una grande passione. Sotto l’ombrellone al Belvedere parlavamo sempre di calcio e dei vecchi tempi”, racconta Felice Mancini parlando di Labrozzi, che dopo l’esperienza con la Pescara Calcio ha allenato nei dilettanti con la Pescara ’74 del presidente Antonio Troiano, storica compagine cittadina che si allenava sul vecchio campo in terra battuta di via del Circuito, ahimè oggi solo un ricordo. A fare le fortune del Pescara in quegli anni con il compianto allenatore, faceva coppia fissa il dirigente accompagnatore Luciano Castaldi. S’insegnava calcio, ma anche il rispetto e l’educazione. Tanto che qualcuno lo chiamava “Signore” e non “Mister”. Non è un caso infatti se da quel manipolo di ragazzi diventati in alcuni casi calciatori professionisti sia venuta fuori anche una generazione di ottimi allenatori, come lo stesso Mancini che lavora nelle giovanili del Delfino o Cristiano Bergodi, che dopo una carriera importante in A con la Lazio è diventato un tecnico conosciuto anche fuori dai confini nazionali grazie alle esperienze fortunate in Romania.

Sezione: News / Data: Ven 14 giugno 2019 alle 17:00 / Fonte: Messaggero
Autore: Redazione TuttoPescaraCalcio / Twitter: @tuttopescara1
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